Due atti di Templari a Lucca tra gli anni settanta e novanta del duecento

Negli anni settanta del secolo XIII l’ordine dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis – i templari – viveva un fiorente periodo. Le sue finalità erano prestigiose – la difesa dei luoghi della Terrasanta – e concrete l‘organizzazione e la ricchezza.
In Toscana aveva precettorie e mansioni delle quali però sono rimasti pochi documenti. Quelle di Lucca ad esempio si trovano ricordate su una pergamena scritta per mettere sulla carta il prosaico affitto di una casa.

Questo un brano:
“[...] presentibus presbitero Benedicto de Luca commorante in servicio mansionis, Manuele Obici de Bobio de Castro Arquato, Benadusio de Cremona et aliis.
Dominus frater Iohannes de Castro Arquato dioc. placentina preceptor domorum milicie templi in Tuscia et terra Rome ut constat de auct. officio et administratione sibi commissis a generali magistro mansionum et ordinis milicie templi per litteras et scripturam cum sigillo pendente ipsi magistri, de conscensu et voluntate fratrum suorum tunc ibidem presentium atque conscentium videlicet fratris Alberti de Brixia preceptoris dom. templi de Luca fratris Martini preceptoris dom. templi de Montelobio, locavit et ad pensionem concessit Passavanti filio quondam Rustigini de Luca a festo sancti Michaelis prox. vent. usque ad duodecim annos proximos finitos et completos domum unam cum orto et clausura pertinentes ad mansionem et dom. templi de Luca, positos iuxta muros civitatis Luce in contrata sancti Columbani infra hos confines: a mane dom. et ortus fratrum heremitanorum cum media fossa infra se; a meridie terra episcopatus lucen. cum media fossa infra se; a sero magister Bartholomeus medicus possidet cum media fossa infra se; a septentrione vero via publica vadit cum fossa infra se (***) [...].

Tradotto è: [A questo atto sono] presenti prete Benedetto da Lucca, residente al servizio della mansione, Manuele di Obizo da Bobbio da Castellarquato, Benadusio da Cremona e altri.
Il signor frate Giovanni da Castellarquato diocesi di Piacenza precettore delle case della milizia del Tempio in Toscana e della terra di Roma – come consta nell’autorità, ufficio e amministrazione commessi dal maestro generale delle mansioni e ordine della milizia del Tempio, attraverso lettere e scritti con il sigillo del maestro stesso –, con il consenso e la volontà dei suoi frati ora qui presenti e consenzienti – cioè frate Alberto da Brescia precettore della casa del Tempio di Lucca e frate Martino, precettore della casa del tempio di Montelopio –, allogò e concesse in affitto a Passavante figlio del fu Rustigino da Lucca, a partire dalla festa di San Michele del prossimo anno per dodici anni finiti e completi, una casa con orto e clausura appartenenti alla mansione e alla casa del Tempio di Lucca, posta presso le mura della città di Lucca nella contrada di San Colombano sotto questi confini: dal mattino [= oriente] la casa e l’orto dei frati Eremitani con mezza fossa sotto; dal meridione la terra dell'episcopato con mezza fossa sotto; dalla sera [= occidente] possiede maestro Bartolomeo medico con mezza fossa sotto; e da settentrione come va la pubblica via con la fossa sotto ...”.
Segue nella carta l’impegno richiesto a Passavante di difendere casa, orto e clausura da chicchessia, di pagare nove lire di buoni lucchesi ogni anno la festa di San Michele o entro otto giorni, di coprire l’edificio, di migliorarlo e non deteriorlo; e comunque, solo se per caso fortuito si fosse rovinato in qualche parte, la mansione si sarebbe caricata delle spese.
Il contratto fu scritto sotto il portico della chiesa del Tempio dal notaio del sacro palazzo Pietro da Treviso.

Negli anni novanta del secolo è documentata un’altra locazione, riguardante – forse – l’antico ospedale cittadino che ora veniva adibito, come poteva accadere, a taverna. Lo scritto inizia con:

“Dominus frater Martinus preceptor domus militie Templi de Pisis et Groseto et locum tenens in Tuscia religiosi viri domini fratris Uguccionis domini pape cubicularii et domorum militie templi in Tuscia, Lombardia et terre Rome et Sardinea generalis preceptoris seu magistri ...”. Ovvero, tradotto:

Il signor frate Martino precettore della casa delle milizie del Tempio di Pisa [Santa Sofia] e di Grosseto e luogotenente in Toscana del religioso signor frate Uguccione – cubiculario [assistente di camera] del signor papa e delle case della milizia del Tempio in Toscana, Lombardia e della terra di Roma e di Sardegna, e precettore generale o maestro ... –. E prosegue ricordando come frate Martino, sindaco per carta scritta di mano di maestro “Abbatis de Codebue” da Cremona notaio, su procura del generale e di consenso e volontà di frate Gerardo, ora precettore e vice tenente della casa di Lucca e di fra Giuliano dei Corbizzi qui residente, investisse:

“ in tenimentum et locationem perpetuam Amicum vocatum Michorum quondam Ramondini tabernari taberne maioris de Puteo Tereldi”:

in tenuta e locazione perpetua Amico chiamato Micoro del fu Ramondino taverniere della taverna maggiore di Pozzo di Tereldo [oggi corte Pozzotorelli], ricevente per sé e i suoi eredi.
Si trattava della metà:

“unius petii terre ipsius mansionis templi que est cum domo et eius hedificio super se et aliquantulo (***) posita in civitate Luc. prope trefunes ecclesie predicte mansionis, cui alia medietas locata est Parentino Viviani tabernario ...”,

di un pezzo di terra della stessa mansione del Tempio che è con casa e edificio sopra di sé e quant’altro posta presso le tribune della chiesa della predetta mansione, la cui altra metà è affittata a Parentino di Viviano taverniere.
I confini dell’immobile erano: a meridione il terreno e la casa della mansione che teneva a livello Tempo serratore, a oriente la terra Iacobo di Ugolino Seronti, a settentrione terra e casa della mansione tenuta da Recabene maestro di legname della contrada di Santa Maria “Ficcorbi” lucchese del fu Ottinello da Santa Margherita, a meridione parte del muro della corte della casa della mansione e parte “trefunibus ecclesie ipsius seu muro” (le tribune della stessa chiesa o muro) e altri.
Per il livello il taverniere doveva pagare a marzo e a settembre due lire e quindici soldi di buoni denari lucchesi da spendere nella città di Lucca.
L’atto fu rogato nel portico della chiesa della mansione presenti prete (illeggibile per la carta lacera), dimorante presso di essa e Ghinello figlio di Armanno da Buggiano che abitava nella contrada nella casa di Moncello di Malpiglio. Rogò il notaio Rocchigiano “Pescalie”, sottoscrisse il giudice Guccio.

Paola Ircani Menichini, 20 luglio 2023.
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